MARIA E IL SACERDOZIO
di Padre Paolo Philippe, O.P.
PARTE TERZA . La Vergine Santissima e il ministero sacerdotale
Capitolo II. Maria e il ministero dei sacerdoti
Chiamata a collaborare con Nostro Signore all’opera della salvezza, Maria continua questa cooperazione con i suoi ministri.
Li aiuta nei loro ministero con una sollecitudine e una delicatezza incomparabili. Ritrova infatti in loro il Sacerdozio di Cristo.
2. L’assistenza della Santissima Vergine nel ministero sacerdotale
Se Nostro Signore s’è degnato di aver bisogno di Maria nell’opera della Redenzione, è, senza dubbio, in parte, perché voleva insegnarci che non potremo fare a meno dell’assistenza della Santissima Vergine nel nostro ministero.
Il primo atto del ministero pubblico di Gesù fu compiuto dietro preghiera di Maria: il miracolo delle nozze di Cana. Fu ella ad affrettare il momento in cui Nostro Signore si rivelò al popolo, e lo fece mostrando al Figlio suo il bisogno di quella buona gente: “Vinum non habent, non hanno più vino” (Jo, II, 1).
Fu ella, ancora, ad ottenere con la sua preghiera l’abbondanza delle grazie dello Spirito Santo, di cui gli Apostoli abbisognavano per essere le colonne della Chiesa, come una mamma che prega, alla vigilia dell’Ordinazione del figlio; se gli Apostoli hanno potuto compiere l’opera gigantesca che hanno compiuto, è grazia all’intercessione di Maria.
Nessuno dubita che li abbia assistiti ancora con la sua preghiera, durante gli anni che passò sulla terra presso S. Giovanni. Domandava ed otteneva per essi le grazie necessarie alla loro missione, le grazie della predicazione, le grazie della conversione dei pagani, le grazie di primi testimoni della fede. Era lì, come madre nascosta, a vegliare sulla fondazione delle Chiese.
Ma, in cielo, la sua regalità non conosce più ostacoli: ella vede e fa tutto insieme a Cristo Re, per nulla impedita dal numero o dallo spazio. Da allora ella prega per ognuno di noi, affinchè il nostro ministero sia fecondo, ci ottiene i lumi e le forze, che, senza di lei, non avremmo mai avuto e che forse non avevamo mai domandato.
E poi, ella svolge in noi un compito speciale, un ufficio che le è proprio in forza della sua maternità e della sua unione con noi: ci insegna ad essere non solo dei padri per le anime, dei direttori che le guidino e maestri che insegnino loro la verità, ma anche mamme. Ed è necessario, perché Dio non è solo un Padre, ma anche una Mamma: egli riunisce in se eminentemente tutto ciò che in natura è diviso.
Tale è il pensiero che la Madre Claret de la Touche ama svolgere: “Nostro Signore aveva detto a S. Pietro: “Pasci i miei agnelli; pasci le mie pecorelle”. Secondo l’interpretazione comune, gli agnelli sono i fedeli, le pecorelle i sacerdoti… La pecorella è madre, madre degli agnelli; li porta nel suo seno, li nutre del suo latte, li riscalda, li custodisce.
Il Sacerdote non è soltanto padre delle anime, ne è pure la madre: deve avere per loro l’amore tenero e delicato delle madri; deve amarle fino al sacrificio.
Deve dare alle anime la parte migliore della sua vita; nutrirle, per così dire, della sua propria sostanza, sostanza dell’anima, spirituale e purissima; riscaldarle con le fiamme dell’Amore Infinito, difenderle dal male…
Con questa sola parola “pecorella”, Gesù ha detto tutto sul Sacerdote” (CLARET DE LA TOUCHE, L.M., Al servizio di Dio-Amore, Torino, Lib. del Sacro Cuore, 1949, pp. 323-333).
Senza dubbio, il Sacerdote poteva apprendere da Nostro Signore quest’ufficio materno, perché Gesù è eminentemente Padre e Madre delle anime. Ma l’imitazione della sua santa Umanità ci porta a cercare in lui le qualità del maestro e del capo, del padre delle anime, piuttosto che quelle della madre. Perciò egli ha voluto che noi avessimo una Madre ed una Compagna per assisterci nei bisogni e consolarci con la sua presenza spirituale e per darci ancora quel complemento, che mancherebbe al nostro ministero, se badassimo unicamente a soprannaturalizzare in noi le sole qualità virili della nostra natura.
E’ lei che ci dà la compassione, inesauribile per coloro che soffrono e per coloro che sono deboli e lo spirito di sacrificio che si dona senza badare alla fatica o alla salute. E’ lei che c’insegna la delicatezza ed il rispetto del segreto delle anime. E’ lei, infine, che ci insegna a congiungere la semplicità della colomba con la prudenza del serpente. Tutto ciò che in Eva appare doppiezza e infantilismo, è in Maria magnanimità e rettitudine perfetta, al tempo stesso che umiltà superiore. Ella sa tacere quando occorre: ha preferito conservare il silenzio, piuttosto che giustificarsi di fronte a S. Giuseppe prima dell’ora di Dio (Matth., I, 18-24).
CONCLUSIONE
Ma sa anche affrettarsi, quando è in gioco la gloria di Dio, come l’ha dimostrato alle nozze di Cana (Jo., II, 1-11). Ecco la vera prudenza cristiana, che giudica tutte le azioni da compiere alla luce del fine, che è la volontà di Dio e la sua gloria.
Appoggiamoci a lei, domandiamole spesso consiglio. Ella sarà, siamone sicuri, sempre là, presente invisibilmente di quella presenza d’azione, di cui abbiamo già parlato e che non le fa lasciare il cielo, come l’Umanità di Gesù, ella agisce, tuttavia, in noi con la presenza della sua virtù santificatrice.
La Santissima Vergine c’insegna, infine, a vivere la nostra vita sacerdotale in unione con Dio. In ciò ancora, ella svolge un compito particolare, poiché anch’ella, come noi, quaggiù viveva nella fede la stessa vita umana e cristiana che dobbiamo vivere noi. Affidiamole la nostra vita d’orazione affinchè ella conservi l’anima nostra raccolta in mezzo a tutte le nostre occupazioni, spesso schiaccianti, della nostra giornata; meglio di ogni altro, ella sa quanto difficile sia conservare allora questo contatto con Dio e Nostro Signore, perché noi non li vediamo e la nostra attenzione è assorbita dalle mille cure del ministero.
Chiediamole soprattutto di purificare la nostra carità, affinchè sia soltanto la cura della gloria di Dio che ci faccia dedicare alla salvezza del prossimo.
Allora, la Santissima Vergine sarà per noi davvero una Mamma ed una Compagna dolcissima, nelle cui braccia ì! nostro cuore potrà trovare il suo riposo tra le fatiche del lavoro apostolico, come lo fu per Cristo nella sua opera di Redenzione.
Se il Sacerdote ha bisogno di Maria, Maria ha, lei pure, bisogno del Sacerdote. Nessuna meraviglia: Cristo stesso ha voluto aver bisogno di noi per continuare la sua azione sacerdotale nel mondo ed applicare ì frutti della Redenzione a ciascuna anima. Nell’ordine attuale della Provvidenza e, salvo eccezioni individuali, senza di noi Cristo non può far nulla per stabilire il suo regno nelle anime. Nessuna meraviglia, perciò, che la Santissima Vergine, la quale, inoltre, non è Sacerdote nel senso sacramentale della parola, non possa far nulla senza i Sacerdoti.
Ella ha bisogno di noi per stabilire il suo regno, che è il regno di Cristo, con questa nota particolare e abbastanza misteriosa, ma innegabile, che, cioè, vuole avere i suoi figli privilegiati, i suoi servitori. Ella vuole da noi che le diamo delle anime, che la facciamo conoscere ai fedeli, ed insegniamo loro di abbandonarsi a lei. Anche in ciò, siamo mediatori, intermediari dei vincoli fra Maria e le anime, per la maggior gloria di Cristo e del Padre.
Così, al modo stesso che abbiamo potestà sul Corpo di Cristo e sul suo Corpo Mistico, abbiamo potestà anche sulla Santissima Vergine, membro principale di questo Corpo Mistico, Usiamo, dunque, di questo potere meraviglioso che ci è dato sul suo Cuore per donarla alle anime, come doniamo alle anime Cristo ed il suo Sacro Cuore.
In ciò saremo veri servitori di Maria, come lo siamo di Cristo, “servi inutili”, ma servi amantissimi, che non hanno altra brama se non la gloria di Dio (LUDOVICUS GRIGNION DE MONTFORT, S., Trattato…, nn. 55-59 e pp. 54-59 ed. Francese).
L’ufficio della Vergine nella vita del Sacerdote fluisce da quello che ha presso nostro Signore. Alla contemplazione di tale verità sono state consacrate le pagine che precedono.
Maria è Madre nostra perché è la Madre del Cristo. Questo dono del Sacerdozio di Cristo, che ci fa Sacerdoti, si compie dietro sua preghiera e sotto il suo sguardo. E’ lei che ci forma alle virtù di Cristo Sacerdote e che ci svela l’Amore Infinito di cui siamo oggetto, come fu lei a formare gli Apostoli nel Cenacolo, con una discrezione squisita e l’irradiazione della sua presenza.
Ma la Santissima Vergine vuole essere amata dai Sacerdoti come lo fu da Gesù e vuole unirsi ad essi con una unione simile a quella che ebbe con Gesù, e che perpetua e moltiplica quella che Gesù stesso ha consacrato fra S. Giovanni e lei. Così, più il nostro cuore sarà infiammato d’amore per Cristo, più si porterà con delicatezza e soavità verso Maria, come alla grande confidente e dolce Compagna della nostra vita sacerdotale.
Il nostro stesso ministero sarà tutto pervaso dal profumo di questa presenza e di questa assistenza. Nella misura in cui saremo Sacerdoti, “dispensatori dell’Amore Infinito”, saremo aiutati da Maria nel nostro apostolato e diverremo i suoi veri servitori, i Sacerdoti del suo regno, gli strumenti della sua azione sulle anime.
Nel discorso su San Giovanni, il Bossuet dice che nostro Signore diede all’Apostolo vergine le tre cose cui annetteva più valore: il suo Cuore, facendolo riposare sul suo petto, la sua Passione, chiamandolo —solo fra gli Apostoli— ad assistere alla tragedia del Golgota, ed infine, la sua propria Madre, affinchè, da quel momento “la prendesse con se” (BOSSUET, B., Panégyrique de S. Jean l’Evangéliste, Paris, Ed. Lebarcq, 1891;t. II, pp. 526-545).
Il Cuore di Gesù, la Croce, Maria: ecco il triplice dono dell’Amore Infinito ai suoi Sacerdoti.
3. — IL SACERDOTE, SERVO DI MARIA.