La vita di unione con Maria

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SILVIO MARIA GIRAUD
MISSIONARIO DELLA SALETTE

 

SACERDOTE E OSTIA

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CORONAMENTO DELL'OPERA
V. LA VITA DI UNIONE CON MARIA. PER IPSAM, ET CUM IPSA ET IN IPSA

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Ecco un Mistero celeste! ecco la vera vita del Sacerdote, la sua luce, la sua forza, la sua consolazione, il tratto più dolce di somiglianza con Gesù. La vita di unione con Maria consiste nel riprodurre fedelmente in noi le disposizioni del Sacro Cuore di Gesù. Fin dall'eternità, il Verbo ebbe per la sua futura Madre le inclinazioni più tenere e le più commoventi preferenze. Coelo Redemptor praetulit – Felicis alvum Virginis, – ubi futura Victima – mortale corpus induit! (677). Quando venne al mondo, volle aver bisogno di Maria, della sua tenerezza, delle sue cure, del suo latte, delle sue mani e, del suo lavoro. Fattosi grande, volle dipendere da lei, obbedirla e servirla (678). Non incominciò la sua vita pubblica che sul desiderio di lei; la volle associata ai suoi viaggi apostolici; benché Maria si sia nascosta in una profonda oscurità, chi potrebbe dubitare che non sia stata, con le sue preghiere, i suoi esempi e tutta la sua vita, il perfetto aiuto della missione del Redentore? Sul Calvario, mentre Gesù offriva al Padre il prezzo della nostra Redenzione, Maria fu Corredentrice immolandosi con Gesù (679). Dopo che il Sacrificio fu compiuto con la morte, la lancia trasse dal Sacra Cuore le ultime gocce di sangue; Gesù volle così, perché quest'ultimo sangue prezioso del suo Cuore esausto ed esanime, da Maria sempre in piedi come il Sacerdote che offre il Sacrificio, venisse presentato alla Santità ed alla Misericordia di Dio. Quando poi l'adorabile Vittima lasciò l'altare della Croce, venne deposta nelle mani e sulle ginocchia di sua Madre, come sopra un altare più venerabile e più santo di quello della Croce.

Gesù e Maria non sono che una cosa sola. Così Giovanni e Maria sono una cosa sola: Ex illa hora accepit eam discipulus in sua. Il Beato Grignon di Montfort traduce: «Giovanni prese Maria con sé perché essa fosse per lui ogni sorta di beni, Accepit eam in sua omnia» (680). L'unione di Giovanni con Maria! Quale delizioso soggetto di contemplazione, di ammirazione e di amore! Ascoltiamo san Bernardo: «Allora (sul Calvario), questi due Prediletti (Maria e Giovanni) mescolarono le loro lagrime; allora queste due anime Vergini furono assieme Martiri: l'anima di Maria e l'anima di san Giovanni furono, con immenso dolore, ugualmente trapassate dalla spada della morte di Gesù» (681). Il Mistero di una tale unione così santa e ammirabile ebbe origine da quelle parole di Gesù: «Donna, ecco il vostro Figlio, – Figliuolo, ecco la tua madre»; e venne compiuto dalla spada di un comune Sacrificio. Maria e Giovanni se n'andarono quindi nel mondo, da Gerusalemme a Efeso, da Efeso a Gerusalemme portando dappertutto, nella preghiera, nelle fatiche apostoliche, in tutti i sacrifizi, questo suggello divino, questa grazia celeste derivata dal Calvario, quella vita di unione così forte e così tenera, felice per Giovanni e consolante per Maria, gloriosa per il Signore, santificante e feconda per la Chiesa. O meraviglia di grazia, d'innocenza e di amore! O Unione senza nome possibile quaggiù! O Vita unica di Giovanni e della Madre sua! Santuario augusto, al quale non possiamo avvicinarci senza profondo rispetto, ma con l'anima tutta commossa e compresa da un desiderio inesprimibile di stabilirvi, ad onta della nostra indegnità, la nostra dimora perpetua sino al cielo (682).

La Vita di unione con Maria consiste nelle tre pratiche seguenti: Vivere e fare ogni cosa per mezzo di Maria – con Maria – e nel suo Spirito: Per Ipsam, – et cum Ipsa – et in Ipsa.

I. – Per Ipsam. Mediante Maria. – Andare a Dio per mezzo di Maria, questo vuol dire, offrire a Dio per la Mediazione di Maria, attraverso le sue mani e il suo Cuore, tutte le nostre preghiere, tutte le opere nostre, tutte le fatiche e mortificazioni e tutte le azioni anche le più comuni. «Se noi, dice il Beato Grignon, presentiamo qualche cosa a Gesù, da noi medesimi e appoggiati alla nostra industria o disposizione, Gesù esamina l'offerta, e spesso la respinge a motivo dell’amor proprio che contamina il nostro dono; ma quando gli si presenta qualche cosa per le mani pure e verginali della sua Diletta, lo si tocca nel suo debole, se è lecita questa parola. Egli non considera tanto il dono che gli si offre come la sua buona Madre che lo presenta; non guarda donde viene il dono, ma, guarda Colei per mezzo della quale il dono gli è presentato. Maria non è mai respinta» (683). È questa la dolce fiducia dei veri Figli di questa Madre così buona. Il Sacerdote, che sa di esserne Figlio prediletto, può fare sicuro assegnamento sulla benevolenza di una tal Madre; perciò, prima di ogni preghiera, egli si innalzerà, con una intenzione almeno virtuale, al Cuore della sua celeste Mediatrice; e tutto quanto farà o sopporterà, tutto offrirà a Maria, e a Dio per mezzo di Maria. Così sarà sicuro di ottenere le benedizioni delle tre divine Persone di cui essa è Figlia, Madre e Sposa.

Offriamo tutto a Maria, anche le nostre persone, senza nessuna riserva, dicendole: In manibus tuis sortes meae… Tuus sum ego». Maria non ritiene nulla per sé; tutto offre a Dio con se medesima.

«Gesù aveva dato san Giovanni a Maria, dice Giovanni Olier, non solo perché le fosse Figlio al suo posto, «ma pure perché celebrasse i santi Misteri alle di lei intenzioni» (684). Indi quella pratica così cara a parecchi santi Sacerdoti di applicare talvolta il santo Sacrificio alle intenzioni della Madonna (685).

II. – Cum Ipsa. Tutto con Maria. – Tutto con l'aiuto, la benedizione e l'approvazione di Maria. Il Sacerdote che ama Maria non fa nulla senza consultarla e pregarla; a Lei affida e consacra tutte le sue opere; animato da una fiducia, illimitata, amorosa, semplice e costante, continuamente la invoca, vivendo sotto i suoi sguardi e nella sua intimità; quindi si guarda bene da ogni minima infedeltà che potrebbe contristarla. Vive con Maria, ed è tutto dire; non farà mai nulla senza aver una specie di certezza di far cosa a Lei gradita; tutto ciò senza scrupolo, ma con filiale semplicità. Le sue relazioni con Maria sono tutte rispetto, tenerezza e amore; tutto dal cuore.

Sant'Efrem ha chiamato Maria: Gloria et Laetitia omnium Sacerdotum (686). Per il buon Sacerdote, tutto quanto riguarda la Madonna, le sue feste, le pratiche di pietà in suo onore, tutto ha una soavità speciale. Quale impegno poi e quale tenerezza nel promuoverne l'amore e la divozione! Vi sono Sacerdoti che nella penitenza data in confessione includono sempre qualche preghiera alla Madonna e in ogni predica trovano abitualmente il modo di dire qualche parola al suo indirizzo.

In tal modo, il Sacerdote è sempre con Maria, e Maria è sempre col suo Sacerdote.

III. – In Ipsa. In Maria, ossia secondo il suo spirito. ­ Senza dubbio, questa disposizione è ciò che vi ha di più perfetta; essa però suppone una speciale conoscenza dell'Interiore di Maria, conoscenza che si acquista con lo studio dei misteri, dei titoli e delle virtù della divina Madre; ma lo studio deve essere accompagnato dalla preghiera: illuminato dall'unzione dello Spirito Santo meglio ancora che dallo studio, il buon Sacerdote si porta verso Maria, come verso un centro di vita divina; e intende vivere in Maria e di Maria, con un amore inesprimibile e un bisognò infinito di unione eterna. Poiché la unione vera, frutto dell'amore perfetto, non va senza la perfetta somiglianza di anima, di cuore e di vita, il Sacerdote non deve avere altra ambizione che di essere un'altra Maria, di possedere quelle intenzioni, quei sentimenti, quelle disposiizonì e quelle virtù che l'hanno resa così gradita a Dio, unita a Dio, Religiosa di Dio, Ostia di Dio, docile strumento delle sue volontà e fedele ministra dei suoi disegni. Felice quel Sacerdote che vive così in Maria! Maria pure vive in lui, a somiglianza del mistero di amore di cui parlava Gesù: Qui manet in me, et ego in eo (Gv 15, 5). È questo, in tutta verità, quello stato puro e santo di cui parla sant'Ambrogio: Sit in singulis Mariae anima, ut magnificet Dominum; sit in singulis Spiritus Mariae ut exsultet in Deo (687).

Riguardo a Gesù Eucaristico, imitiamo i sentimenti di Maria verso i Misteri di Gesù, la sua fede, il suo rispetto, la sua riconoscenza e i trasporti ammirabili e ineffabili del suo amore. Parimenti per riguardo alle anime, imitiamo la sua dolcezza, la sua pazienza inalterabile, il suo distacco completo da ogni cosa creata, e per dir tutto in una parola, la sua unione con Dio in Gesù Vittima. Beato quel Sacerdote che tiene in tal modo lo sguardo fisso in Maria! Egli diventerà un'altra Maria, e siccome Maria e Gesù sono una stessa cosa, diventerà pure: un altro Gesù! Sant'Antonio ha chiamato Maria «una forma, un modello divino» (688). Gesù, il primo, è stato sottoposto all'azione di questa «forma mistica», e ne è uscito Uomo-Dio. Chiunque si getta in questa forma diventa Dio, riproduce in se stesso l'immagine e i lineamenti di Gesù. Oh! gettiamoci dunque in Maria, perdiamoci in Maria, onde non aver altra volontà che la sua, né altri lineamenti che i suoi, che sono poi quegli stessi di Gesù. Gran bene se vi riusciremo, unico bene da desiderarsi! Giovanni Olier ha detto che in tale unione santa sta tutta la gloria di Dio, e insieme il maggior bene della Chiesa e la nostra vera perfezione (689).

Noi, Sacerdoti, per volere di Dio e per la sua grazia, siamo Sacerdoti e Ostie; altrettanto Ostie quanto Sacerdoti, Ostie perché Sacerdoti. Ecco la nostra gloria, ecco la prova dell'amore di predilezione della Santa Trinità verso di noi; ma ecco pure la ragione gravissima e decisiva per noi di essere santi, santi davanti a Dio e davanti agli Angeli, santi davanti alla Chiesa e davanti agli uomini. Orbene, preghiamo ogni giorno gli uni per gli altri, preghiamo con grande amore e ardente fervore, perché si compiaccia il Cuore di Gesù unico nostro Sacerdote e unica Ostia nostra, di consacrarci tutti, Egli medesimo in virtù dei suoi diritti sopra di noi, al Cuore purissimo, sano e immacolato della Madre sua; dimodochè abbiamo tutti, senza nessun'eccezione l’inesprimibile felicità, che è una pregustazione della felicità del Cielo e che sola si addice quaggiù all'anima sacerdotale, di vivere sempre in quel Cuore così buono e così dolce, sempre tenero, indulgente, generoso, santo, bello, attraente e delizioso, così sacerdotale e tutto divino, della nostra Regina incomparabilmente benedetta, e Madre incomparabilmente amata, ora e nei secoli dei secoli!

O Madre, se questo lavoro sarà a Voi gradito, e se la vostra dolcissima mano di Regina si degnerà benedirlo, il povero operaio che lo ha fatto avrà la piena soddisfazione di tutti i suoi desideri!

 

 

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NOTE

(677) In festo Maternitatis B. M. V.

(678) «Si vide Gesù tener bottega, per così dire, onde provvedere al mantenimento della Madre vedova ed esercitare il piccolo mestiere dal quale vivevano tutt'e due». BOSSUET, Elévations, etc., XX semaine.

(679) I Padri chiamano bene spesso Maria Redenzione o Redentrice, Riparazione o Riparatrice. Vedi: MARACCI, Polyanth. Mariana, passim.

(680) JOANN., II, 1-7. – GRIGNON, Vera divozione, ecc.

(681) In Lamentat. B. M. V.

(682) «L'amore di Gesù e di Maria era così santo, che era necessario ne restasse qualche cosa nella Chiesa; e per conservarlo, s. Giovanni venne sostituito a Gesù Cristo. Perciò Gesù disse alla sua santa Madre: «Ecco il vostro Figlio», e non già: «Ecco un altro Figlio». Maria prese quindi san Giovanni come il suo proprio Figlio Gesù, che in s. Giovanni sopravviveva a se medesimo; e parimenti s. Giovanni, dimenticando se stesso per prendere il posto di Gesù, continuò a portare a Maria lo stesso amore e a servirla, con lo stesso amar filiale che Gesù le dimostrava». CONDREN, Lettere.

(683) Vera divozione, ecc.

(684) Dalla Vita. – FAILLON, III parte.

(685) Riguardo a questa pratica, vedi: CAPPELLO, De Sacramentis, vol. l, n. 600, 603. – Nota del Traduttore.

(686) De laudibus B. V.

(687) In Lucam. lib. II

(688) Si formam Dei te appellem, digna exsisti. Serm. CCXIII. Non si getta nella forma se non ciò che è liquido; quindi bisogna che sia fuso in voi il vecchio Adamo per divenire in Maria il nuovo Adamo. – GRIGNON.

(689) «La gloria di Dio il bene della Chiesa e la propria perfezione si ottengono di più con l'unione a Maria, che non con qualsiasi altra pratica». – OLIER, Vie intérieure de la S. Vierge.