Mateo Crawley-Boevey SS.CC.
(1867-1960)
RITIRO SACERDOTALE
Adveniat Regnum tuum!
DOTTRINA DI MISERICORDIA
«Misericordiam volo…»
(Os. 6.6)
L'esperienza di lunghi anni di contatti con il clero, tanto regolare che secolare, mi ha indotto alla convinzione profonda che, più ancore che i semplici fedeli, proprio noi preti abbiamo un grande bisogno di conforto, di ossigeno morale per il cuore.
Questo perchè la lotta della nostra perfezione sacerdotale è sempre molto dura, non solamente perchè la salita è aspra, ma perchè gli ostacoli, tanto interiori che esteriori, ci sbarrano il cammino ad ogni passo.
D'altra parte, spesso anche per i migliori, le riserve di energia e di buona volontà, essendo limitate, si esauriscono presto. Aggiungete che il più delle volte non si vede il guadagno ottenuto dal proprio sacrificio e dal proprio lavoro, e ancor meno si riesce a constatare il progresso realizzato. Al contrario si constatano facilmente i propri difetti, le proprie lacune.
Questo in rapporto alla coscienza della nostra propria vita intima, interiore. Ma che dire dell'altra lotta, quella ingaggiata per fare il bene, per salvare le anime, per mantenere saldamente il terreno già conquistato a prezzo di tanti sforzi, e per portare più in là la divina conquista ?
Quante circostanze sembrano opporsi alla stessa missione che Dio vi ha affidato e che è missione dì salvezza! Mancanza di personale, di risorse, di incoraggiamento… Non è forse vero che voi vi sentite allora oppressi e invasi da un intimo scoraggiamento?
All'indomani di una di queste crisi, che voi probabilmente tutti avete conosciuto, o alla vigilia di subirla e per prevenirla, ecco,che io vengo a dirvi come l'Angelo al Profeta: «Prendi e mangia, che grande è ancora il cammino che ti resta da percorrere». (III Reg. 19,7).
Questo pane dolce e forte, nutrimento indispensabile del prete e del missionario, è la meditazione della dottrina di misericordia. Credetemi, è il Cuore di Gesù che ha elargito questo pane per voi e che ve lo serve, non solamente durante il ritiro, ma per tutta la vostra vita. Prendete e mangiate a sazietà, perchè il Maestro adorabile l'ha detto: «Misericordiarn volo».
Avviciniamoci con gioia a un tema così interessante, a una dottrina così sostanziale e confortante.
E prima di tutto diciamo: sono sempre equivalenti le parole misericordia e amore? Non sempre.Così l'Angelo fu creato dalla saggezza e dall'amore di Dio, ma non ha conosciuto per niente la misericordia e pur essendo un capolavoro dell'amore, divenne un demonio. Mentre che l'uomo, creato pure della saggezza e dell'amore, fu riscattato dalla Misericordia di un Dio incarnato e morto per salvarlo. Ciò fu il motivo che fece dire a un ossesso con lampi di -collera e di disperazione, mentre lo si esorcizava: «Perchè voi avete avuto misericordia dopo il peccato e io non la ebbi? …»
Ah! Là in alto, negli splendori di una gloria eterna, solamente noi, i battezzati nel Sangue del Salvatore Gesù, potremmo cantare davanti agli Angeli, muti nella loro adorazione: «Redemisti nos in Sanguine tuo»! (Ap. 5,9).
A misura che io avanzo sul cammino dell'apostolato, mi sento sempre più posseduto da questa dottrina, perchè invecchiando comprendo sempre meglio che la nostra colpa proviene quasi sempre dalla debolezza, raramente dalla malizia. Ossia, che la misericordia è indispensabile per tutti: per i santi, perchè sappiano che essi non si possono appoggiare sul bastone della loro natura; e per tutta l'armata degli altri, di quelli che lottano nel fondo della valle e che per conseguenza capiscono che hanno bisogno della propria conversione per arrivare più in su sulla montagna dove è Dio. Io stesso mi metto prima di tutti su questo cammino.
Io non lamento per nulla di aver riversato a fiotti questa dottrina predicando nelle prigioni, nelle case di correzione, così come nei più belli monasteri. Dappertutto io ho avuto delle sorprese straordinarie, sorprese che sarebbero entusiasmanti se non rivelassero qualche volta, ahimè, anche nello stesso santuario, la presenza di cadaveri che solo la Misericordia divina è capace di risuscitare. Vogliate ricordare in questo momento la conferenza che ho tenuto sulla caduta sempre possibile del sacerdote e consideratene i fatti salienti che confermavano la mia affermazione.
Secondo il Vangelo, Misericordia vuol dire predilezione divina per i deboli, per i malati, per gli abbandonati, per i disprezzati, per i paria. Per trovare Gesù, non dovevasi che prendere il cammino dei disgraziati e dei peccatori: là lo si trovava sicuramente.
Oh! il bello, il meraviglioso scandalo dato dal Salvatore che cercava ostinatamente la compagnia dei pubblicani!… Che dico compagnia? Domandava loro ospitalità e offriva loro, con la sua amicizia, l'onore e la grazia di essere associati alla sua opera di salvezza! Zaccheo e Levi sono la personificazione di un sistema che fu scoperto e inaugurato da Gesù. Innovazione inaudita!… Nessun profeta ha potuto dire giammai come Lui: «Io sono venuto per salvare ciò che era perduto» (Luc. 19,10).
E questa predilezione per i perduti dell'ovile del Padre suo è talmente rimarcabile in Gesù, che la parabola del Figliol Prodigio mette bene in rilievo l'indignazione e la gelosia del figlio primogenito restato fedele. Egli che pur non avrebbe di che lamentarsi, perchè tutto gli appartiene!… Ma il Cuore del Dio Salvatore dichiara il suo diritto nel voler fare grandissima festa in cielo per un peccatore pentito, ancor più che per novantanove giusti che non hanno bisogno di penitenza. E' inutile aggiungere che da allora questa dottrina continua ad essere di attualità.
Così io conosco il caso di un prete debole, che aveva bisogno di grande misericordia, ma che resisteva ai solleciti richiami del Buon Pastore… Dopo lunghi anni, eccolo finalmente preda della infinita misericordia del Cuore di Gesù, unica spiegazione di tal prodigio. Ah! se voi l'aveste visto piangere di gioia, di pentimento e di riconoscenza!…
Non si affermerà mai abbastanza che Gesù fu e resta prima di tutto Gesù, il Salvatore, il nostro Liberatore. Io voglio dire che quaggiù, mentre noi siamo «in via», in cammino verso la Patria, Egli tiene ad essere nei nostri riguardi più Salvatore – paziente, dolce e misericordioso Salvatore – che Giudice terribile e inesorabile.
Ed ecco come si spiega così la sua pazienza infaticabile. Perchè essendo più Salvatore che Giudice sulla terra, Egli attende dieci, venti, cinquant'anni, per fare misericordia non. fosse che alla undicesima ora.
Non si deve, dunque, dimenticare, né attenuare la forte e deliziosa dottrina che emana da tutto il Vangelo sopra questo punto. E mentre attendiamo l'ora del Tribunale dell'Alto in cui la sentenza definitiva sarà condotta con una stretta e rigorosa giustizia, il Cuore di un Dio Salvatore ci ha aperto su questa terra un cammino di misericordia, affinché potessimo avere «vita e vita soprabbondante». «Copiosa apud eum redemptio» (Ps. 129,7).
Misericordia, inoltre vuol dire che un Dio offeso fa Lui il primo passo verso la sua creatura ingrata divenuta suo carnefice. La sprona, la supplica di voler ricevere il suo perdono, di volergli risparmiare il dolore di castigarlo severamente. Sì, l'iniziativa di ogni riconciliazione fra Dio e il peccatore, viene sempre da parte dello stesso offeso.
L'Incarnazione ne è l'argomento manifesto, senza dubbio. Il Verbo «descendit de coelis propter nostram salutem».
Fatto rimarchevole: non è stato Adamo colpevole che ha implorato il perdono, la Scrittura non ne fa parola. È stato Dio, oltraggiato, che ha offerto il perdono lo stesso giorno della caduta. È il Padre che ha inviato il suo Unigenito Figlio sul lungo cammino dei peccatori. Ed ecco il Buon Pastore alla ricerca della pecorella smarrita…
Noi non possiamo concepire una pace né in questa terra, né in Cielo, senza Dio.
Egli ci è assolutamente necessario. E non di meno noi Lo abbandoniamo col peccato, Lo scartiamo dalla nostra vita…
Egli è l'essere supremo che non ha affatto bisogno della sua piccola creatura, ancor meno quando essa è coscientemente colpevole e ribelle. Ma, oh mistero impenetrabile! è proprio Lui, il Dio di infinita Maestà e grandezza che, assetato di amore e desiderando il mie bene, dimentica la mia ingratitudine e viene al mio incontro per vincermi con i tesori della sua tenerezza e della sua misericordia!…
La tesi è splendida di bellezza, è inebriante…, ma lo è ancor più il miracolo che la conferma.
Ascoltate questo esempio. Si tratta di un personaggio della politica settaria, la cui famiglia era tuttavia un vero santuario di quel Divino Cuore che io vi avevo solennemente intronizzato. Dopo avere molto pregato e dopo aver ricevuto da quella famiglia la promessa che sarebbero stati dei ferventi devoti dell'Eucaristia, degli apostoli del suo Cuore, della sua gloria, io tentai un colpo decisivo, che sembrava una follia e una provocazione.
Senza neanche avere il titolo di una particolare amicizia, io osai scrivere a quell'uomo, intimandogli nel nome del Cuore di Gesù, di venire a fare il venerdì seguente la sua prima confessione. Ciò era come lanciare Gesù stesso all'inseguimento del suo nemico!… Ma voi non immaginate la sorpresa che ebbe la sua famiglia ed io stesso, quando in quel venerdì e all'ora indicatagli, lo vidi arrivare commosso e vinto! Prevedendo la sua commozione, egli aveva persino scritto la sua accusa. La lesse fra le lacrime e il dì seguente, alla mia Messa, faceva la sua prima Comunione. Oh, la bella festa in cielo!…
Misericordia vuol dire sovente una forte lotta da parte di Nostro Signore per arrivare a riconquistare l'esule che corre incontro alla sua rovina.
Si direbbe che quest'anima è per Iddio come la pupilla dei suoi occhi, talmente Egli tiene a possederla e a conservarla per il Paradiso. Non contento del miracolo della Croce, Egli moltiplica in mille maniere i prodigi, gli assalti. E ciò tanto più, quanto il disgraziato peccatore è più ingrato e colpevole.
Io mi incontrai un giorno alle prese con un prodigo del santuario, «qui civile matrimonium attentaverat». Sembrava deciso a sfuggire ad ogni costo l'impresa della grazia e si difendeva risolutamente. Ma il Cuore di Gesù fu più forte di lui e mi par di vedere ancora l'infelice, quando, dopo quattro giorni di una lotta disperata cadde finalmente, materialmente abbattuto dalla misericordia divina, gemendo di pentimento e di gioia. Ruppe le catene e non ritornò neanche più in casa sua per ritirare la sua roba. Oh! adesso che io vi racconto il fatto, come egli deve gridare là in Alto: Così è, ma la vostra parola è incapace di descrivere il miracolo di misericordia di cui io fui oggetto: «Misericordias Domini in aeternum cantabo»! (Ps. 88,2). –
Oh! sì, noi siamo costati tanto a Gesù, ed è per tale motivo, e anche perchè Egli conosce bene l'immensa debolezza che ci spinge ordinariamente verso l'abisso, che ci perdona così facilmente!
Ed ecco un nuovo mistero insondabile della grazia e della pietà: la facilità con la quale un Dio oltraggiato perdona alla sua creatura colpevole. La Maddalena non ha detto neanche una parola, non ha confessato neanche la sua colpa, almeno pubblicamente. L'adultera non è venuta da se stessa ai piedi di Gesù, vi è stata trascinata. Il paralitico non ha implorato il perdono dell'anima, ma la guarigione del corpo; e la stessa cosa ha fatto il cieco nato, la cui guarigione ha provocato una vera commozione.
Tutte queste anime Gesù le scruta in profondità, nel loro peccato e nel loro muto pentimento, e a ciascuna Egli dice: «Va in pace, io ti perdono»! Non è venuto in questa terra se non per questo, per testimoniarci la sua tenerezza, la sua benignità, la bontà divina del Padre, di cui Egli è lo splendore sostanziale.
Non è, forse, di misericordia, e niente altro che di misericordia ineffabile e divina, tutto il dogma meraviglioso e tanto poco meditato della Comunione dei Santi?
Non è, forse, per misericordia che ci è stato accordato il potere arcano di pagare il debito altrui e di riscattare in questa maniera dei candidati all'inferno, per salvarci reciprocamente? Perchè Dio non ha voluto protendere che soltanto il colpevole espiasse e riparasse la sua colpa? Invece, ecco che la sua misericordia infinita ha tutto previsto e ci accerchia, ci avvolge come in una maglia serrata, dappertutto dove noi andiamo, perchè vuole salvarci, non importa a qual prezzo, facendoci violenza d'amore. Sono le braccia dei Signore che stringono sul suo cuore il figlio prodigo, pregandolo, supplicandolo di voler ben accettare un perdono completo, un'eternità nel cielo.
Il tessuto sacro, il prezzo di riscatto per questi miracoli di salute e di misericordia, sono, per esempio, i sacrifici e le preghiere di quella armata di Ostie viventi la cui immolazione è il più magnifico degli apostolati. Così è stata una conquistatrice come S. Francesco Saverio, la grande Teresa d'Avila e cosi è ancora un apostolo la sua figlia, Teresa di Lisieux.
E come loro due, delle migliaia di altri apostoli continuano, a popolare il Cielo con le conquiste e i miracoli della Misericordia. Un atto di puro amore e un sacrificio rapiscono all'inferno dei morenti che stavano per essere inghiottiti dall'abisso.
Una Messa detta da Carlo de Foucauld in pieno deserto scuoterà il cielo con gli Osanna di una legione di riscattati che glorificheranno il Signore come Matteo e come Paolo, o che lo confesseranno all'undicesima ora come il Buon Ladrone.
Terminando, io voglio ricordarvi che la vostra vocazione non è che una immensa misericordia di Dio in rapporto a voi e non dovrà essere se non un canale che riversa a torrenti la stessa misericordia divina sulle anime che vi sono state affidate.
Voi siete la prova che il Maestro non abbandona il peccatore, sale incontro al prodigo. Infatti, voi non siete altra cosa che la riproduzione vivente di Colui che il Padre invia per la salvezza di coloro che siedono nell'ombra di morte. «Ecco che io vi mando come il Padre ha mandato me» (Jo. 20,21).
Voi siete, dunque, i realizzatori per eccellenza di questa splendida dottrina: «Misericordiam volo». Voi predicate la misericordia e la dispensate. Ebbene! Vedrete che essa sarà abbondante per voi, in vita e in morte. «Beati misericordes quoniam ipsi misericordiam consequentur» (Mth. 5,7).
Nelle ore non raramente oscure della vostra vita e di fronte a certe difficoltà che possono, non fosse che per un istante, deprimere la vostra fiducia e rallentare il vostro slancio filiale verso Dio, quando il nemico vorrà scoraggiarvi mostrandovi la vostra debolezza, esagerando anche le vostre lacune e le vostre miserie, e sopratutto quando si sforzerà di farvi vedere l'inutilità dei vostri sforzi per santificarvi e per realizzare l'opera di salvazione…, proprio allora in modo particolare mantenetevi fermi sulla roccia sicura di questa dottrina. Credete all'Amore misericordioso del Salvatore, e voi avrete rapito il suo Cuore e avrete vinto.
Predicate, si, la divina misericordia; ma prendetene per voi stessi una larga porzione, e nutritevi di questo pane tanto soave e tanto, solido… Prendete e mangiate! è il Cuore di Gesù; Egli vi conserverà fino alla vita eterna.
RISOLUZIONI PRATICHE: Crederete speculativamente alla Misericordia non è un problema per un prete. Ma è necessario altresì che sappiate dispensarla nel confessionale, sul pulpito e allorquando i vostri cristiani vengono a raccontarvi le mille inquietudini della loro vita quotidiana.
Spiegate loro sovente, per esempio, quale meraviglia di misericordia sono la loro conversione e il loro battesimo.
E per sviluppare con successo in essi uno zelo ardente, date loro una idea luminosa e semplice del dogma della Comunione dei Santi, argomento splendido per dimostrare la infinita misericordia di Dio. Che essi apprezzino questo tesoro incomparabile della Misericordia divina e le speranze e il conforto che essa apporta a tutti. Così sapranno pure collaborare alla redenzione dei loro fratelli ancora pagani. Sulla base di questa dottrina tanto solida, spingeteli con soavità e fermezza a divenire, sotto la vostra direzione, dei veri canali della Misericordia di Dio in favore dei loro amici e delle loro famiglie. Che essi comprendano il grande dovere e la possibilità di essere apostoli, di cooperare con voi per condurre delle anime al Catechismo, alla Chiesa… Che si decidano a ottenere agli altri quella misericordia che essi hanno ricevuto gratuitamente.
Nella vita soprannaturale, egualmente e ancor meglio che nella vita naturale, regge la legge che dice: «Crescite et multiplicamini» (Gen. 1,28).
Che i vostri cristiani, miracolati della divina misericordia, prendano tutti a cuore il grande e dolce dovere di far conoscere Gesù, dispensatore di tutte le misericordie.
Veni Sancte Spiritus!
Adveniat Regnum tuum!
testo tratto da: P. Matteo Crawley SS.CC., Ritiro Sacerdotale, Grottaferrata – Trento, 1958, pp. 125-137.