MARIA E IL SACERDOZIO
di Padre Paolo Philippe, O.P.
PARTE PRIMA. LA MATERNITÀ’ DELLA SANTISSIMA VERGINE ED IL SACERDOZIO
CAPITOLO II. LA MADRE DEI SACERDOTI
1. — LA PREGHIERA DELLA SANTISSIMA VERGINE PER I SACERDOTI.
Che Maria sia la Madre dei Sacerdoti può facilmente dedursi dai fatto che è Madre del Sommo Sacerdote; da lui, infatti, essi tutti ricevono il loro sacerdozio. La Santissima Vergine è divenuta nostra Madre, dunque, dall’Annunciazione e per mezzo di quel “Fiat”, che ha tutto deciso. Ma lì si tratta di una maternità in germe, in potenza, direbbero i teologi.
In realtà, come vedremo più oltre, è sotto la Croce, nella sua unione all’atto sacerdotale per eccellenza di Gesù, nella collaborazione al Sacrificio Redentivo, che Maria è divenuta la Madre di ognuno di noi, perché allora Gesù ci generò davvero alla nuova vita. Fu allora che la Santissima Vergine meritò, con Cristo ed in Cristo, tutte le grazie della nostra vocazione e della nostra vita sacerdotale. Ella evidentemente non lo sapeva in modo esplicito, perché non aveva presenti una per una le nostre anime sacerdotali, ma sapeva e vedeva Gesù; e bastava.
Maria, infatti, era a lui unita e tutto il potere che aveva sul Cuore di Dio lo aveva tramite il Sacro Cuore di Gesù.
Indubbiamente, ciò è vero nei riguardi di tutti gii uomini, ma conviene applicarlo in modo particolare ai Sacerdoti: essi hanno, infatti, la missione di lavorare per la salvezza delle anime.
E’ Gesù stesso che ci induce a farlo: dall’alto della Croce non ha forse affidato sua Madre ad uno di noi? “Ecco il tuo figliuolo”. disse a Maria indicando S. Giovanni; “Ecco la tua madre”, aggiunsi.— rivolgendosi allo Apostolo prediletto: e questi ci confida che “da quel punto… la prese con se” (Jo., XIX, 25-27). facendo, cosi, ben risaltare il carattere tutto speciale della Maternità di Maria a suo riguardo. La Vergine Santissima gli è veramente affidata da nostro Signore prima di morire. Ella diviene sua Madre. Come è stata fino ad allora Madre di Gesù, e le relazioni elle l’univano a Cristo Sommo Sacerdote sussisteranno fra lei e lui.
Non possiamo scorgere, in queste parole del Signore, l’annunzio della maternità di Maria verso tutti i Sacerdoti? San Giovanni faceva le nostre veci, perché noi pure siamo figli della Santissima Vergine come tutti gli altri Apostoli, la prova ci è data dall’ufficio altamente materno che la Vergine Santa ebbe nel Cenacolo. Gii Alti degli Apostoli dicono, infatti, che nei giorni che vanno dall’Ascensione alla Pentecoste, gli Undici stavano nel Cenacolo, formando quasi un’anima sola e perseverando “nell’orazione… con Maria Madre di Gesù” (Acta, I, 14).
L’immagine che ci formiamo della Santissima Vergine non è quella di parlare agli Apostoli della vita e della persona di nostro Signore. Ella perseverava invece nella preghiera, in un silenzio di ardente contemplazione. Evidentemente è facile supporre che. rispondesse volentieri alle domande dei discepoli di Gesù, ma il suo raccoglimento, in quell’ora si grave, doveva imporre loro una discrezione somma e sospingerli alla preghiera raccolta e silenziosa.
Maria, infatti, presentiva che grazie immense stavano per discendere dal cielo e trasformare quegli uomini, ancora si deboli e pieni di vedute umane, in pilastri della Chiesa. Ella pregava con tutta la potenza del suo Cuore e domandava allo Spirito Santo di spandersi abbondantemente su ciascuno di loro, di trasformarli completamente e dar loro Io Spirito di Gesù, di farne degli altri Cristi, dei Sacerdoti.
Come non pensare a una mamma che. alla vigilia dell’Ordinazione di suo figlio, supplicava Dio di ricolmarli delle grazie che dovranno renderlo un santo Sacerdote?
Ma questa mamma non ha meritato antecedentemente ciò che domanda per suo figlio, mentre la Santissima Vergine ha meritato già sul Calvario, in unione col Figlio, tutte le grazie che noi riceviamo e ma domanda — oserei dire — esige, come S. Caterina da Siena che diceva: “Io voglio!”. Omnipotentia supplex: è l’onnipotenza che prega.
E’ dunque in gran parte per la preghiera della Vergine che la Chiesa, a Pentecoste, iniziò la sua missione apostolica nel mondo, al modo stesso che dietro sua preghiera Gesù principiò, a Cana, la sua vita pubblica fra i Giudei.
* * *
Per quanto grande e potente fosse sul Cuore di Dio durante la sua vita terrena la Santissima Vergine era tuttavia limitata nella sua azione: solo per un miracolo, una rivelazione profetica, avrebbe potuto vedere le anime di noi che viviamo ad esempio nel secolo XX.
In cielo, invece, nella visione beatifica, ella ci vede, anzi agisce su di noi. senza che il nostro numero la ostacoli: ama tutti i Sacerdoti e veglia su ciascuno di noi come se fossimo gli unici al mondo.
E’ stata lei a domandare, insieme a Nostro Signore, che noi divenissimo Sacerdoti, o meglio — per esprimerci in tutto rigore teologico— diremo che l’Amore Infinito ha decretato nei suoi eterni disegni che noi saremmo stati chiamati al Sacerdozio in forza dei meriti di Cristo e della sua Santa Madre, in risposta alla loro comune preghiera.
E’ lei. che anche attualmente domanda incessantemente tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per perseverare nell’amore di Cristo e delle anime, per avanzare nella via stretta della perfezione, spesso tanto contraria alle nostre inclinazioni, per esercitare con zelo il nostro minisiero, per celebrare ciascuna Messa con più fervore di quella precedente.
E’ lei, infine, che prega per noi e che ci assisterà nell’ora della morte. “Nunc et in hora mortis”. In ogni istante, ad ogni “nunc”, possiamo dire con tutta verità che Maria prega per noi ed agisce spiritualmente su noi.
Dall’alto dei cieli la Vergine Santa scorge realmente nell’anima nostra il carattere indelebile di Cristo e sa, per scienza divina, il compito che ciascuno di noi deve assolvere come Sacerdote di Cristo. Ella sa che nostro Signore ha voluto farsi rappresentare, quaggiù da uomini che recano nel loro essere spirituale il suo Sacerdozio.
Gesù, certo, non aveva bisogno di noi per compiere la sua opera salvifica. Dal cielo avrebbe, potuto distribuire a ciascun uomo i frutti infiniti della sua Passione, illuminare le intelligenze, purificare e trasformare i cuori direttamente, senza la mediazione di alcun Sacramento. Con la sola efficacia della sua grazia avrebbe potuto unire al Padre e a se tutte le membra del suo Corpo Mistico, nella fede e nella carità.
Ma non ha voluto che così fosse. Come l’Amore Infinito s’è manifestato visibilmente con l’Incarnazione e la Redenzione dei Figlio di Dio, cosi questo Amore Infinito ha ispirato al Sacro Cuore di restare corporalmente fra noi nella Santa Eucaristìa e d’istituire dei Sacerdoti che distribuissero, in nome di Cristo, il Corpo e il Sangue di Cristo alle anime desiderose di unirsi a lui e che le preparassero a tale unione con gli altri Sacramenti e l’insegnamento della verità.
Una volta ancora: Cristo avrebbe potuto unire gli uomini a se direttamente ed avrebbe potuto istruirli dall’interno, illuminando le loro anime; ma ha voluto che nel corso dei secoli, tutto fosse fatto, come egli stesso aveva fatto quaggiù, mediante la sua Umanità, gli Ebrei vedevano un uomo, ascoltavano un uomo e crocifissero un uomo. Adesso, nel Sacerdote, gli increduli vedono un uomo, ascoltano un uomo e, forse, disprezzano un uomo. Ma coloro che possseggono la fede trovano, in quest’uomo, Dio che egli porta loro, al modo che — salve le proporzioni— trovano Dio in Cristo Gesù.
Così, nel piano attuale della Provvidenza, là dove mancano i Sacerdoti, non vi sono più Messe, non più battesimi, non confessioni, non matrimoni cristiani, nient’altro che paganesimo e. disgraziatamente, la probabile eterna perdizione delle anime. La presenza del Sacerdote è normalmente necessaria al sussistere della fede e della vita cristiana.